makia

si legge makìa

Fino all’ultima riga

E’ la notte del 23 settembre 1985 e in via Chiatamone sono passate da pochi minuti le 22.00. Il picchiettio sulle macchine da scrivere è terminato,ma serve una piccola notizia per completare la pagina. Il redattore alza la cornetta e chiama il 113 con un rituale che è diventato parte del lavoro di chi fa la cronaca nera del primo giornale di Napoli. La domanda è la solita: “C’è qualcosa per noi”. Un sequestro di sigarette, magari di droga, ma anche una rissa tra balordi va bene, servono solo poche righe per riempire un piccolo buco tra le colonne; il grosso è stato gia fatto. Dall’altra parte, il poliziotto risponde imprevedibilmente con un’altra domanda: “ Dottò conoscete Siani? E’ stato ammazzato nella sua auto a piazza Leonardo al Vomero”. Così arrivò in redazione la notizia dell’uccisione di Giancarlo Siani, 26 anni compiuti quattro giorni prima del delitto.

10 commenti»

  Leftorium© wrote @

Un esempio per quanto amano (o dovrebbero) amare questa professione, dove viene prima la soddisfazione personale per quello che si è scritto e poi – eventualmente – quella economica… As we know it.

  makia wrote @

Siani era il Giornalismo come dovrebbe essere. Vero

  Maria Ianniciello wrote @

Ciao, sì Siano era il giornalista giornalista e non il giornalista impiegato 🙂

  Maria Ianniciello wrote @

Ops Siani non Siano 😛

[…] viaFino all’ultima riga « makia. […]

  Paolo wrote @

Quando vivevo a napoli abitavo a Piazza Leonardo, avevo 19 anni e quella sera di 25 anni fa tornavo a casa scendendo da Viale Michelangelo. Arrivato a Piazza Leonardo vidi un gran trambusto, mi avvicinai e iniziai a sentire le voci di quello che era successo.
Ho visto il film che parla di Giancarlo, ho letto molte cose su di lui. La stima e il ricordo della sua determinazione è sempre vivo.

  Mk wrote @

Oggi si divertono per il momento solo a minacciarli ,ad incendiare le loro auto .Questo è il metodo cammorrista.L’altro metodo-forse quello più vile -è quello rappresentatto dalle querele che di fatto strozzano i free lance che da soli non riescono a sostenere le spese legali.E poi la cosa più brutta per un giornalista è quella di non avere più un giornale su cui scrivere.Il gruppo epolis per esempio sta per scomparire e con esso 150 giornalisti professioinsti tra cui anche -uno a caso:)-minacciato dalla camorra che ha fatto condannare i suoi persecutori.E gli è andata bene.Comunque una lettura interessante su questi che non amano sentirsi definire eroi éTaci infame, un libro scritto da Walter Molino e le cui prime 60 pagine sono dedicate a mio fratello.Come vedi sono ferratissima sull’argomento che purtroppo ,a parte le celebrazioni.poco importa.In tal senso proprio oggi al Mattino c’è stato il premio Siani :preesnti per l’appunto Arnaldo Capezzuto,Lirio Abbate e Rosaria Capacchione il cui libro: l’oro della camorra è molto chiarificatore del salto di qualità della capacità di infiltrazione dei casalesi.Il libro di Cantone meno interessante.

  piero wrote @

Intanto Cosentino è libero di delinquere

  ElGiramundoBlog wrote @

Non esistono più ne’ i giornalisti di quello spessore e se ci sono non trovano testate disposte ad accogliere le loro intuizioni, il lavoro fatto indipendentemente alla ricerca dei reali problemi…
A parte i grosso gruppi editoriali, omologati e servili, molte nuove iniziative nascono con il pretesto di acchiappare qualche finanziamento e chiudere baracca, alla faccia dei lavoratori…

Epolis, non a caso, è nato male e sta finendo peggio…

  gians wrote @

Ma la camorra si è mai interessata di Feltri? a me pare di no, i camorristi sono tutte chiacchiere e nulla distintivo.


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